Omaggio ai grandi maestri del ‘900

La Calce del Brenta, Le Corbusier, Ottodesign, Sanatorio di Paimio
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Colori, materiali e superfici dei grandi maestri dell’architettura del secolo scorso ispirano una serie di moodboard per presentare le palette di La Calce Del Brenta Photo: Lorenzo Gaioni

Parlare del colore non è solo una questione che attiene all’arte, al contrario è lo strumento con il quale noi affrontiamo lo spazio che ci circonda. È un’immagine che può essere solo vista, mostrata e raccontata attraverso esempi – blu come il cielo, verde come il prato – che evocano metafore. Come ha fatto La Calce del Brenta che, per narrare le sue finiture, ha creato una serie di moodboard ispirati ai grandi maestri dell’architettura del secolo scorso, ciascuno rappresentativo di un decennio e di uno stile. Ognuno di questi architetti ha sviluppato un proprio linguaggio visivo composto da specifici colori, materiali e superfici. Un viaggio nella storia del progetto, sotto l’art direction di Ottodesign, attraverso composizioni formali, architetture in miniatura o rappresentazioni di lavori iconici come pretesto per mostrare finiture e palette di La Calce del Brenta.
La storia ha inizio negli Anni ‘30 con Alvar Aalto, celebre per le sue impalpabili sfumature che, mescolate alla betulla e al vetro, creano ambienti armonici e in sintonia con la natura come nelle sale del suo celebre Sanatorio di Paimio. Il decennio successivo – gli Anni ‘40 – porta la firma di Le Corbusier. Per lui il colore era “un mezzo potente quanto la pianta e la sezione” tanto che aveva sviluppato un sistema cromatico di 63 tonalità, tra “tenui” e “vivaci”. La Calce del Brenta gli rende omaggio utilizzandone quattro, scelte tra quelle che lui impiegò per l’Unité d’Habitation a Marsiglia. Ispirata all’universo dei colori di Charles e Ray Eames, gli Anni ‘50 si accendono di altre quattro tonalità vive, un tributo alla loro famosa casa a Los Angeles.

Non c’è nuance che, meglio del blu, racconti Gio Ponti, il testimonial degli Anni ‘60. Per lui un’onda materica e intensa che evoca il mare di fronte al suo hotel Parco dei Principi di Sorrento. Carlo Scarpa amava il cemento, ma aveva anche un senso spiccato del colore: quindi per lui, il personaggio chiave del decennio successivo, grigi materici e un tocco rosso, una citazione della scala della Banca Popolare di Verona, una delle sue ultime opere. Gli Anni ‘80 puntano i riflettori su Aldo Rossi che, con i suoi quaderni azzurri e le sue facciate variopinte (gli edifici di Schützenstrasse a Berlino) ha saputo intrecciare frammenti, ricordi personali e tradizione. Una scala di grigi pronti a esprimere il loro potenziale espressivo raccontano gli Anni ‘90: è la matita in pura grafite di Tadao Ando e della sua celebre Chiesa della Luce a Osaka, fatta solo di chiaroscuri e di emozione pura.

Il secolo si chiude sulla palette morbida, tra trasparenze e nuance naturali, di David Chipperfield che, con il suo rigore austero ma sensibile, nei suoi musei (come il Neues Museum di Berlino) usa il colore per raccontare il dialogo tra passato e futuro.

www.lacalcedelbrenta.it

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