Una nuova figura professionale, tramite tra gli operatori della tecnologia e il mondo del design: serve, quali vantaggi potrebbe offrire?
Molto spesso, all’interno di Decor Lab, abbiamo affrontato il tema del linguaggio: architetti e progettisti possono dialogare con gli operatori della stampa, i tecnici? La risposta immediata sarebbe chiaramente si. Tutto funziona perfettamente, a patto che ci sia piena fiducia tra chi progetta e chi realizza, quindi che lo “stampatore” sia non un semplice fornitore ma un vero e proprio consulente.
In un mondo ideale questo sicuramente accadrebbe, ma purtroppo non è così nella realtà. A parte pochi casi “illuminati”, molto spesso c’è una reale difficoltà di comunicazione, di intesa: da un lato uno specialista in grado di risolvere dal punto di vista tecnico ogni richiesta, ma non un esperto di design e architettura di interni; dall’altro un progettista che non conosce tecniche e tecnologie, quindi non comprende a pieno le potenzialità offerte dal digitale e dai materiali, che progetta quindi più facendo una selezione di prodotti e soluzioni che non intervenendo sulla loro definizione e personalizzazione. In molti workshop tenuti a Decor Lab questo aspetto è emerso, e ha prodotto la ricerca di una soluzione che fosse da un lato realizzabile e dall’altro vantaggiosa per entrambe le parti coinvolte. E se ci fosse una nuova figura professionale, uno specialista in grado di parlare i linguaggi della progettazione e della tecnologia, di comprendere le esigenze creative e nel contempo sapesse come valorizzare e ottimizzare i processi produttivi? Sicuramente sarebbe utile, ma soprattutto permetterebbe di creare un legame vero e professionale tra due mondi che ancora faticano a incontrarsi, capirsi, collaborare. Stiamo naturalmente facendo una riflessione che va oltre la semplice personalizzazione di materiali, che è un aspetto importante ma non l’unico: un professionista con gli strumenti giusti potrebbe di fatto essere un promotore della decorazione, un esperto in grado si anticipare tendenze e richieste del mercato, e dare input precisi di crescita per tecniche e tecnologie.
Si tratta però di una figura che ancora non esiste, almeno a livello professionale.
Per questo Decor Lab si è fatto promotore di una serie di corsi di formazione e di specializzazione, in programma per il 2020/2021, che poterebbero alla definizione di questo professionista, fornendo le conoscenze e le competenze per poter dialogare con questi due mondi. Abbiamo voluto comunque capire come questo tipo di figura potrebbe essere vista dagli operatori coinvolti, e vi riportiamo le risposte forniteci da architetti e operatori della stampa digitale. L’invito è naturalmente quello di dirci come la pensate.
Serve una figura professionale in grado di comunicare e quindi gestire il rapporto tra chi progetta e chi realizza in digitale? Quale potrebbe essere la sua funzione?
Massimo Simini, architetto – Potrebbe essere utile se fosse una figura non collegata a singole aziende. Avere una visione d’insieme del mondo della stampa digitale con conoscenze tecniche approfondite dei singoli prodotti, delle caratteristiche e dei supporti, in modo tale da essere in grado di consigliare il progettista su quali materiali e quali tecniche scegliere a seconda delle esigenze prestazionali ed estetiche che richiede, non sottovalutando gli aspetti economici e di durabilità delle soluzioni proposte. Quello della stampa digitale è un mondo in continua evoluzione ed è davvero difficile essere a conoscenza di tutte le novità presenti sul mercato. Ci si rivolge in genere allo stampatore di fiducia che però non è una figura “neutra” e disinteressata e necessariamente tende a condurre le scelte su prodotti e tecnologie che conosce e che può fornire direttamente, magari con il miglior ricavo.
Claudio Rocca, Indigital – Secondo me si. Va specificato che il suo terreno di azione è la decorazione (quindi estetica) digitale (prodotta con mezzi a base informatica). Non sostituisce l’architetto progettista e non necessariamente deve occuparsi delle componenti funzionali come le rubinetterie, i punti luce, il riscaldamento etc. È specialista nelle tecniche, attualmente ritenute ancora “non convenzionali”, che il digitale mette a disposizione per creare ambientazioni uniche, altamente personalizzate, ad alto impatto emotivo.
Paola Marcolli, architetto –. Potrebbe essere una figura interessante nel panorama della decorazione d’interni. La sua funzione sicuramente sarebbe quella di fare da trait-d’union tra chi produce e chi utilizza nell’ambito della Digital Decoration; nello specifico chi potrebbe trarre un vero beneficio nella consulenza di un DDS sono coloro che si occupano di decorazione: architetti, interior designer, home stylist, home stager e tutto il mondo della comunicazione. L’idea di avere a disposizione una figura professionale che sia in grado di suggerire soluzioni adeguate, per esigenze specifiche, equivale ad offrire ai professionisti la possibilità di una più ampia gamma di soluzioni e ottimizzare i tempi di progettazione.
Daniele Faoro, Guandong – Certamente si. La sua funzione è quella di avere le competenze per promuovere un ampio ventaglio di soluzioni che il digitale e la visual communication offre a il più ampio spettro di utenti. Saper promuovere, valutare, suggerire, supportare l’utente finale nella realizzazione dei suoi progetti e di idee di comunicazione visiva.
Quali competenze dovrebbe avere?
Massimo Simini – Come dicevo, in primo luogo l’imparzialità, poi dovrebbe conoscere a fondo le varie tecniche di stampa sui vari materiali, con la coscienza dei limiti e dei punti di forza di ciascuno di essi. Serve poi l’elasticità mentale per proporre la soluzione preferibile in ciascun singolo caso, Se devo realizzare una stampa in esterno visibile da 20 metri di distanza e che deve durare 10 anni, mi importa poco di avere una risoluzione fotografica, utilizzando inchiostri e tecnologie non resistenti agli UV o agli agenti atmosferici e pensati per durare solo in interno. Sarà meglio investire su un supporto resistente e di qualità e magari utilizzare tecniche di stampa meno precise e definite ma durature. Il contrario avverrà se si deve allestire una vetrina che durerà 1 mese, visibile da 50 cm e che espone prodotti di alta gamma. Per molti progettisti non abituati a questo mondo la stampa è “tutta la stessa cosa”.
Claudio Rocca – Deve conoscere tutti i materiali e le apparecchiature che il mercato digitale mette a disposizione e continua rapidamente ad evolvere. Può così progettare muovendosi in uno “spazio” estetico inedito, quasi illimitato, munito di una gamma di possibilità finora inimmaginabili. Trasforma un ambiente vuoto e neutro in un teatro per una sfilata, una convention, un evento e, nello spazio di poche ore, lo smantella riportandolo allo stato originale. Può realizzare tessuti, rivestimenti, carte da parati, lampade, mobili. Esemplari qualitativamente ineccepibili, dai costi contenuti.
Paola Marcolli – Credo che appartenere al mondo dell’interior design e della comunicazione possa essere un valore aggiunto per la capacità di poter leggere con una certa empatia le esigenze dei professionisti. Parlare la stessa lingua è decisamente un grande vantaggio. Chiaramente a questo va aggiunta la conoscenza delle aziende che si propongono come partner per offerta di prodotti competitivi e per capacità produttiva di qualità. Il DDS non è un venditore ma un consulente che conosce le soluzioni che propone e sa stare al fianco dei professionisti nella gestione del progetto e quindi nella scelta delle soluzioni più adatte allo stesso.
Daniele Faoro – Competenze tecniche sui prodotti, la stampa, la posa in opera, la realizzazione e le certificazioni (QB), skills commerciali e di promozione/marketing.
Chi potrebbe avere accesso a questa nuova figura professionale?
Massimo Simini – Se intendi chi potrebbe esercitare questa professione che deve essere di supporto ai progettisti credo che un architetto sia facilitato perché, almeno in genere, capisce le necessità a volte sottili che richiede la nostra professione, parla per così dire la stessa lingua. Un bianco 9010 è un bianco 9010, non è un bianco. Un certo grado di opacità di un materiale a volte è essenziale per ottenere un certo effetto generale, e così via. Se invece intendi a chi potrebbe essere utile, penso che sia un po’ difficile da dire perché sarebbe veramente utile se avesse le caratteristiche di libertà di giudizio e di imparzialità di cui parlavo prima, ma dovrebbe essere un consulente pagato dai progettisti e, per come vanno le cose, mi sembra difficile che si possa pagare una consulenza del genere se non in caso di lavori grossi e ben retribuiti. Se invece non è imparziale, o perchè dipende da una singola azienda o perchè lavora a provvigione per conto di vari produttori, a mio avviso, serve a poco, perchè le indicazioni potrebbero non essere del tutto disinteressate. Potrebbe forse dipendere da un consorzio di diverse aziende o da un Decor Lab e quindi disporre di un ventaglio più ampio e differenziato di soluzioni da proporre, senza avere interessi a spingere una o l’altra azienda.
Claudio Rocca – Il DDS è il cardine tra il committente, il consulente per il design e l’allestitore digitale. Sa con quali materiali si lavora ed indirizza il cliente sulle scelte, ne limita le richieste irrealizzabili o antieconomiche. Conosce la resa dei colori su ogni supporto, per esempio sa che lo stesso soggetto impresso su ecopelle e su tendaggio necessita di interventi in fase di stampa perchè non si noti differenza all’occhio. Questa centralità consente di candidare alla figura del DDS il designer di ambienti che voglia completare la sua competenza fino alla direzione delle squadre di stampatori/allestitori. In tale contesto la figura dell’architetto di interni, anche fresco di laurea, è il soggetto più interessato.
Paola Marcolli – Chi ama le sfide e voglia specializzarsi per poter diventare un punto di riferimento, per competenze tecniche e creative, al servizio di fornitori di servizi nel mondo della Digital Decoration e professionisti dell’Architettura e del Design per farli dialogare. Dovrebbe comunque essere una figura che conosca, seppur superficialmente, il panorama dei materiali per la comunicazione oppure provenga da una formazione legata all’ambito dell’architettura e del design.
Daniele Faoro – Architetti evoluti, account di agenzie di pubblicità, account di stampatori, retail e operative marketing manager
In che modo potrebbe semplificare il processo creativo e realizzativo degli oggetti di decorazione?
Massimo Simini – Come già detto offrendo una consulenza intelligente, imparziale, onesta e partecipe, direi empatica.
Claudio Rocca – Proprio per l’unicità di ogni singola realizzazione ogni oggetto, parete, pavimento, vetrata da decorare è un caso a sè. La conoscenza di tecnica e materiali consente di volta in volta al DDS di formulare la ricetta ideale. Può alternare nuovi materiali che, decorati digitalmente, sostituiscano quelli tradizionali a vantaggio dell’economia, della sicurezza, della manutenzione. Il DDS è infine il testimone e garante della resa di prodotti finiti che, per l’alto grado di personalizzazione, non passano per la fase intermedia del prototipo.
Paola Marcolli – Analizzando le richieste progettuali dei professionisti e proponendo le soluzioni “digital” più adatte; Il DDS conosce le aziende che producono soluzioni Digital Decoration, conosce l’applicazione delle loro soluzioni; conosce tempi di realizzazione e condizioni di applicazione. Ridurre il tempo, che un professionista deve dedicare alla ricerca di fornitori e soluzioni specifiche, equivale ad offrire un valore aggiunto importante.
Daniele Faoro – Sapendo coniugare e rendendo “facile” e scorrevole il processo dall’idea che il cliente finale ha in mente (o che viene stuzzicata dal DDS), il processo di realizzazione e la posa in opera.
Gc/ki6
decorlab.it