La stampa digitale, o meglio la decorazione digitale, forte di un continuo aggiornamento dei processi e della tecnologia, si prepara alla conquista di nuovi mercati. Ma quali

Mentre mi accingevo a scrivere questo articolo ripensavo alle tante innovazioni di prodotto che la stampa digitale, e il digitale in genere, oggi può offrire. Riguardavo le immagini, i comunicati, ripensavo ai molti confronti avuti con chi questo settore ha contribuito a costruirlo, e cercavo di mettere in fila tutte queste cose per creare un articolo che fosse da un lato una guida e dall’altro una vetrina di possibilità.

Ma…

La stampa su pelle apre interessanti prospettive nel settore del fashion (foto Muchcolours)

Eh si, c’è sempre un ma.

I nuovi mercati sono sintomo di innovazione, cioè di nuove applicazioni, di nuovi prodotti, ma non solo. Si tratta anche di strategie, di una visione diversa del mercato, di ricerca e sperimentazione, ma anche di fattibilità, opportunità.
Fare una semplice carrellata di prodotti, per quanto interessanti, non credo che fornirebbe molti spunti a chi, stampatore o start up, volesse creare un nuovo mercato, avere una possibilità di distinguersi. Ecco da dove nasce il mio dubbio: parlare di una novità affinchè tanti altri possano beneficiarne, farla diventare occasione di business, non farebbe decadere quel carattere originale e unico?
Ritengo che si debba fare una precisa distinzione quando si parla di innovazione. Da un lato c’è quel qualcosa che migliora la vita per tutti, quindi deve essere diffusa, diventare uno standard. Questo vale per le invenzioni che hanno segnato l’evoluzione della razza umana (dalla ruota alla scrittura) ma anche per le cose di uso quotidiano (la radio, la televisione, la telefonia). Dall’altro lato ci sono invece quelle cose che rappresentano un fattore distintivo, un vantaggio per chi le scopre, le applica, le vende. Certo nel tempo verranno copiate, magari migliorate da concorrenti e colleghi, ma diventano unicità nel momento in cui sono proposte. Il primo sistema di stampa digitale, il primo computer, il primo pannello in materiale plastico. Oggi diffusi, utilizzati da tutti, ma innovativi per i tempi in cui sono stati proposti per la prima volta.
Da Wikipedia: “L’innovazione è la dimensione applicativa di un’invenzione o di una scoperta. L’innovazione riguarda un processo o un prodotto che garantisce risultati o benefici maggiori apportando quindi un progresso sociale, anche se a volte non sempre efficaci e migliorativi rispetto a ciò che va ad innovare”. Quindi, applicandolo al settore della stampa digitale, potrebbe essere “l’utilizzo di una tecnologia, di un materiale o di un processo che poterebbe a un miglioramento delle prestazioni di un prodotto, o in molti casi, alla possibilità di decorare in modo diverso, duraturo, a partire da copia 1”. Stiamo parlando di stampa digitale, quindi diamo per scontato quello che la stampa digitale ha rappresentato fino ad oggi, cioè la possibilità di creare anche singoli elementi con la massima libertà in termini di creatività e decoro.

Branding e coordinazione sono elementi interessanti da proporre a diversi settori (foto Press Up)

E qui iniziano i problemi. Se elimino dall’equazione il fattore copia 1, la stampa digitale in cosa è migliore di una stampa tradizionale? Se prendo ad esempio la stampa additiva 3D, che rappresenta non tanto una novità assoluta in termini di tecnologia, ma quanto mai attuale per ricerca di applicazione, abbiamo una tecnologia in grado di sostituire ampiamente una produzione di massa con stampi, ideale quindi per prototipi e piccole produzioni, ma ancora troppo “cara” rispetto a un sistema tradizionale. Tuttavia è in grande sviluppo, perché la serie limitata diventa un grande plus anche a livello di marketing, e per questo si aprono nuove interessanti opportunità ad esempio nel mondo dell’arte, del design d’autore.
Ecco il nuovo mercato. Un altro esempio potrebbe essere quello delle carte da parati. Grazie allo sviluppo dei supporti, degli inchiostri, delle finiture e dei protettivi, la stampa digitale ha di fatto reinventato un mercato per un prodotto che era diventato sinonimo di “vecchio”. Poter giocare con grafiche, immagini e colori, creando non più elementi ripetitivi ma decorazioni per pareti che si adattano per misure e tipologie di utilizzo, ha portato molte aziende a specializzarsi in questo settore. Alla base però una forte ricerca stilistica, l’introduzione di finiture che permettono di usare il prodotto anche in ambienti fino ad ora impossibili (come bagni e cucine), o dare un valore aggiunto come la tridimensionalità o l’isolamento acustico. Quindi innovazione che non riguarda in modo specifico la tecnologia di stampa.
Anche in questo caso nuovo mercato, o meglio, rivitalizzare un settore.
Potremmo andare avanti per pagine e pagine, spaziando dalle applicazioni legate al tessile (abbigliamento e arredamento), all’edilizia (una particolare stampa 3D viene usata per costruire abitazioni!), alla meccanica (non solo le componenti delle auto di F1), all’arte (le copie d’arte certificate delle grandi opere esposte nei musei che hanno dato vita a un vero e proprio mercato di falsi d’autore), al design e alla comunicazione. Tutti hanno una base comune: la tecnologia digitale, e una ricerca di applicazioni particolari che permettano di creare vere e proprie nicchie di mercato. E dove anche la stampa digitale non basta più, entrano in gioco le tecnologie digitali (scusate il gioco di parole), come realtà aumentata, virtuale, che creano presupposti nuovi di interazione con oggetti di uso quotidiano.

Quindi tutto è innovativo?

Si, e no. Certamente le applicazioni nuove delle tecnologie digitali aprono di fatto nuovi obiettivi per chi queste tecnologie già le usa, con successo, da tanti anni. La voglia di sperimentare e di aprire nuovi mercati, passando ad esempio dalla comunicazione visiva alla decorazione di interni, è sicuramente positiva e può dare soddisfazione. Il vero problema è che questo cambio di settore spesso necessita di un cambio radicale di struttura, di organizzazione, di mentalità. Dover stampare migliaia di metri di banner o adesivo per il settore della comunicazione potrebbe essere più semplice di realizzare una parete di 3×3 metri in carta da parati per un architetto. Ogni settore, dal fashion alla decorazione di interni, ha un suo linguaggio, le sue tempistiche, le sue modalità.
Il consiglio di base, quindi, è: “create un business plan”. In questi ultimi anni i model canvas e similari hanno mostrato come molti aspetti di una attività non siano considerati. Più la dimensione aziendale cresce più gli strumenti di gestione e di marketing sono organizzati e funzionanti, ma spesso le nostre realtà di stampa sono artigianali, con una media di 2 addetti. Piccole realtà che per passione, competenza e capacità sono fortemente innovative, ma spesso frenate proprio dalle risorse da mettere a disposizione di una nuova apertura di mercato (risorse economiche ma soprattutto umane). Ma non serve per forza uno stravolgimento della struttura aziendale, spesso bastano piccoli accorgimenti per poter gestire meglio produzione e commercializzazione di prodotti e servizi. In questo senso moltissimi grandi produttori di tecnologie si sono attivati proprio per supportare la piccola e media impresa, fornendo le basi per un aggiornamento su modi e gestione, ottimizzando la tecnologia per rispondere a nuove richieste e evoluzioni.
Leggermente diversa la situazione nel caso di una start up. Creare una nuova società per seguire uno specifico mercato richiede da un lato un piano di marketing e di organizzazione efficiente e funzionale, ma ci deve essere anche una ricerca per quanto riguarda la tecnologia più adatta. Non stiamo parlando di scegliere il produttore, anche se avere un partner piuttosto che un altro può fare la differenza in termini di servizio, assistenza e supporto allo sviluppo, ma prima ancora serve esattamente capire quale tecnologia (banalmente se UV, Latex, solvente o nanocolorante) risponde meglio alle esigenze produttive, alla possibilità di sviluppare prodotti rispondenti a specifiche normative o con la possibilità di integrare sistemi per il finishing e la personalizzazione dei prodotti finiti.
Voglio fare la carta da parati. Ma la voglio fare diversa, magari con effetti embossed, o con colori speciali, o in grado di resistere all’acqua perché il mio mercato di riferimento sarà il wellness. Tutti elementi che necessariamente influenzeranno la scelta e porteranno verso una tipologia specifica di macchina e di tecnologia. Se invece la scelta è più orientata verso un settore e non un prodotto (ad esempio interior decoration, o retail), allora dovrò prevedere una certa flessibilità, magari scegliendo un sistema ibrido, con dimensioni che potrebbero essere anche importanti (il fantomatico wide format). Sono tutte scelte che sono importanti, perché comunque si tratta di investire denaro e tempo nella formazione.
In ogni caso, pur avendo le idee chiare, avendo scelto la giusta tecnologia e operato una ristrutturazione all’interno dell’azienda per seguire un nuovo mercato, siamo solo all’inizio del lavoro e all’inizio di un’evoluzione per il quale il nostro settore della stampa digitale avrebbe le carte in regola. Uno degli aspetti più importanti, soprattutto se vogliamo seguire il mondo dell’interior (che è quello che conosco meglio), è quello delle fonti, del servizio e dalla consulenza pre-vendita. Il nostro interlocutore sarà prevalentemente un architetto, e non sempre questo significa conoscenza delle possibilità del digitale e di come gestire la creazione di un prodotto. Il professionista architetto, fino ad oggi, è sempre stato un ottimo selezionatore, in grado di soddisfare le esigenze del proprio cliente scegliendo tra i prodotti e le soluzioni che il mercato offre. Un lavoro di aggiornamento costante, quindi, che riguarda prevalentemente prodotti finiti. Solo in pochi casi l’architetto si fa promotore anche della definizione del decoro, inteso come progetto originale, da inventare, disegnare e riprodurre. Quindi avere la possibilità di offrire una banca dati di immagini e disegni fornita e magari con opere di designer o artisti importanti, può fare la differenza. La scelta dell’immagine spesso è solo uno spunto, la base di partenza: saper gestire e trasformare il file per adattarlo alle diverse esigenze di applicazione (che sia un tappeto, una carta da parati o un mobile) è altrettanto importante, perché si tratta di un servizio che molte volte il progettista delega, non avendo una formazione grafica.
Certo come tutto anche la figura dell’architetto sta cambiando, si sta evolvendo. Anche loro stanno infatti cercando nuovi sbocchi di mercato, e il digitale è molto interessante perchè permette loro di offrire qualcosa di diverso dalla concorrenza, vale a dire coordinazione e personalizzazione estrema.
Lasciamo stare il motto “oggi si può stampare tutto su tutto”: pur essendo vero si tratta di un’informazione che potrebbe generare confusione, perché rimanda a ambienti sovraccarichi di grafica e decoro. Siamo tutti abbagliati dalle grandi manifestazioni come il Fuorisalone, dove l’importante è stupire, colpire l’attenzione di un pubblico sempre più distratto e difficile da “catturare”. Le installazioni sono frutto di una combinazione di emozione, creatività e analisi psicologica, ma difficilmente gli ambienti che ci entusiasmano durante i giorni di fiera sono quelli che vorremmo per le nostre case, i nostri uffici o una camera d’albergo. Sono spunti, estremizzazioni di un concetto che porta poi a fare delle scelte.

Il nostro Decor Lab, in via Tortona 31 a Milano, è basato su questa filosofia: i nostri ambienti sono molto carichi, iper decorati, ma l’obiettivo è colpire la fantasia, mostrare le possibilità, creare una cultura di settore. A differenza di un allestimento per una fiera o un fuorisalone il cliente/visitatore/architetto non viene abbandonato a se stesso, ma viene accompagnato alla scoperta delle reali possibilità che il digitale oggi è in grado di offrire. Dialogo, confronto, verifica per arrivare a comprendere e da li partire nella scelta di come la personalizzazione può essere parte integrante di un progetto. Se posso decorare un divano con una immagine, da quella del nipotino al tramonto sulle dolomiti, non necessariamente lo dovrò fare, soprattutto se parliamo di un divano speciale, di design. Pero posso abbinarci dei cuscini, ricamare o incidere un logo, un segno grafico distintivo, riprodurre un’opera artistica per renderlo parte di un progetto di branding senza snaturarne le caratteristiche, il suo valore intrinseco. Nell’interior decoration è un aspetto fondamentale. Per altri settori più o meno valgono le stesse riflessioni, anche se ognuno ha sfaccettature e caratteristiche proprie. Nel tessile, ad esempio, la stampa digitale sta diventando una risorsa importante, sia per quando riguarda il mondo fashion (abbigliamento e accessori) sia per l’arredamento (tendaggi, divani, tappeti). È ancora però un settore che sta scoprendo il digitale, utilizzandolo molto per la creazione di prototipi e campionari, per la ricerca e la preventivazione. Ma sta crescendo, perché il mercato di oggi è fatto di piccole tirature, di personalizzazione, di unicità all’interno della serialità. Non a caso il mercato industriale è sempre più attento alle evoluzioni tecnologiche, e sempre più spesso integra sistemi digitali all’interno dei processi produttivi tradizionali o in affiancamento a questi per offrire al cliente un valore aggiunto.

Un’ultima considerazione è necessaria per quanto riguarda il prodotto finito. Se da un lato la stampa digitale, intesa come tecnologia, è sempre più livellata verso standard di alta qualità (parliamoci chiaro, non ci sono differenze poi così evidenti tra un sistema e l’altro, tra un produttore e l’altro), la differenza sempre più spesso la fa il finishing, e dunque la gamma di effetti che il nostro sistema è in grado di applicare al prodotto stampato. Non solo protettivi, ma veri e propri elementi di nobilitazione del prodotto, in grado non solo di valorizzarne l’estetica ma di aumentarne durata e prestazioni, o renderlo completamente diverso e dunque nuovo.

Torniamo quindi alla domanda iniziale: quali sono i nuovi mercati per gli stampatori?

Cerchiamo di semplificare la risposta: tutti, basta proporsi con una visione aperta e innovativa. Un tappeto stampato non è innovativo, né una novità in termini assoluti, ma diventa una possibilità interessante per uno stampatore nel momento che offre un prodotto in grado di rispondere pianamente alle specifiche di utilizzo. E questo vale per chi vuole fare T-shirt, gadget, carte da parati o borse in pelle. Ogni settore offre opportunità interessanti per lo stampatore digitale: basta avere le idee chiare, un piano di marketing mirato, una tecnologia adatta di pre-stampa, stampa e post-stampa. Dimenticavo quasi, perché spesso viene tralasciato: il servizio che permette di servire il cliente e la commessa dall’inizio alla fine.

Gianluca Chesini
g.chesini@ki6.info

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