La rivista Allestire nel corso del 2018 ha intervistato alcuni grandi progettisti che hanno espresso le loro filosofie di progettazione. Ne riportiamo alcuni stralci

La stampa digitale, la personalizzazione, i nuovi materiali e le nuove soluzioni. Parliamo spesso di questi argomenti, ma ancora non abbiamo mai riportato come l’architetto intenda la sua professione e soprattutto che considerazione ha della stampa digitale. Nel corso dell’anno sulla rivista Allestire abbiamo pubblicato le interviste ad alcuni dei più apprezzati e creativi architetti e designer del panorama italiano. Interviste a tutto tondo su come interpretano l’architettura e la decorazione di interni, e con una richiesta specifica su personalizzazione e originalità. Abbiamo scelto di riportare alcuni stralci di queste interviste/racconto, puntando su tre aspetti in particolare: la loro visione della progettazione, la scelta dei materiali e come/quando la personalizzazione diventa un plus.

Il progetto: come nasce l’idea e come il professionista può e riesce a trasferire una propria visione personale.

Alberto Apostoli – Credo che ogni mio nuovo progetto sia la somma di tutte le esperienze fatte in precedenza. Un insieme di emozioni e conoscenze, generalmente “marketing oriented”. Lavorando principalmente per quelli che saranno edifici pubblici, infatti, come hotel, centri benessere, negozi e uffici, devo tenere in considerazione due clienti: il committente e il futuro ospite della struttura. Bilanciare le esigenze di entrambi diventa l’obiettivo primario della mia progettazione. Il territorio, invece, è la mia fonte primaria di ispirazione e l’elemento principale che mi permette di trasferire la mia personale visione al progetto. Prima di iniziare a lavorare, visito il luogo, cerco di viverlo nella sua essenza; un’esperienza a tutti gli effetti “fisica”, che mi comunica le necessità di quel progetto specifico. Ogni progetto ha una precisa esigenza e il nostro lavoro di architetti è quello di soddisfarla.

Simone Micheli: interior design per Lords of Verona

Simone Micheli – Ogni progetto prende forma da una combinazione di differenti elementi che si strutturano insieme man mano che i tratti dell’opera divengono concreti. Il mio fare progettuale si amalgama con le richieste del committente e contemporaneamente con le peculiarità che di volta in volta il territorio offre o richiede. É poi dall’armonia attraverso cui le componenti si integrano che si modella il progetto. Le mie esperienze pregresse ed i trend della progettazione attuale entrano a far parte del processo di creazione ma è indispensabile che alla base vi sia una idea condivisa tra me ed il committente: è fondamentale che le vision si compenetrino e che la vivacità intellettuale ci tenga vicini. I miei studi sono sempre molto analitici ed attenti, volti a mettere in luce, fin da subito, la funzione che la struttura dovrà svolgere e le esigenze degli utenti che vi si interfacceranno. Il mio pensiero architettonico e la filosofia che lo sottende sono ben delineati e chiari, il cliente che si rapporta con me è già a conoscenza dei tratti salienti che animeranno la mia opera. Desidero che il concept di questa, infatti, si delinei con spontaneità nella mente dell’utente in modo che possa trasformarsi da vissuto in memoria attiva e guida per le future esperienze.

Marco Piva – L’idea in genere nasce dalla contaminazione tra le esigenze ed aspettative del cliente da un lato, e le specificità proprie del progetto dall’altro, come la sua destinazione d’uso (hospitality, residenziale, privato, etc) e la realtà del luogo nel quale si inserisce. Il contesto, locale, sociale o culturale, è fondamentale: il luogo crea suggestioni e coinvolge, spesso fornendo l’idea su cui si basa tutta l’ipotesi progettuale. Un lavoro mai fine a sé stesso, l’insieme di tanti fattori che ci permettono di creare, insieme al cliente, un percorso unico. Se molti progettisti hanno un codice che rimane sempre riconoscibile ovunque vanno ad operare, nel caso dello Studio Marco Piva la visione personale è andare ad interpretare e caratterizzare ulteriormente l’unicità di ogni singolo intervento, con cifre stilistiche che si identificano nell’utilizzo dei materiali che più ci appartengono, ma sempre saldamente ancorate alle necessità progettuali. Per esempio, lavoriamo moltissimo con il vetro, ci piace il tema delle trasparenze, delle riflessioni, dei giochi di luce, è una cifra stilistica che ci contraddistingue, che però cambia da progetto a progetto.

I materiali: la scelta di materiali e finiture nasce da una ricerca che definisce un progetto o avviene per dare carattere e personalità agli ambienti?

Alberto Apostoli: L’Eliseo Fashion Store Caldiero Terme (VR

Alberto Apostoli – La scelta dei materiali e delle tecnologie è dettata dallo studio continuo delle nuove proposte presenti sul mercato; un aggiornamento che si sviluppa grazie al confronto con i fornitori, con i colleghi e con i professionisti anche di altri settori. È una scelta ragionata che dovrebbe garantire alla macchina architettonica le migliori performances possibili. Le finiture, invece, aiutano a rispettare l’identità specifica dell’ambiente dove sorge il nostro progetto e, come dicevo prima, permettono di trasmettere la visione personale del designer all’opera finita. Concordo con Zumthor quando diceva che ogni progetto ha un tema preciso, a cui ogni scelta, seppur guidata dall’emozione, deve attenersi.

Simone Micheli – La scelta dei materiali e delle finiture da utilizzare deriva proprio dalla combinazione di questi due aspetti. Da un lato sono la ricerca e lo studio del progetto nel contesto specifico che dirigono le decisioni e collocano queste nella cornice strutturata dell’insieme rendendo l’operazione uniforme e controllata; dall’altro lato però l’intenzione di offrire all’ambiente una marcata connotazione ed il conseguente desiderio di fare sì che ciascuno spazio sia veicolo di contenuto e fonte di espressione contribuiscono in maniera chiara nella definizione di materiali e finiture da utilizzare affinché i sensi dell’osservatore vengano completamente coinvolti nella fruizione dell’opera. Concepisco infatti ogni progetto alla stregua di un’opera d’arte vera e propria, unica; in grado di regalare all’uomo che la vive esperienze e vissuti concreti, in grado di Imprimersi indelebilmente nella memoria.

Marco Piva – In realtà entrambe le cose, noi abbiamo un’attenzione nostra, nel nostro DNA di Studio, per i materiali e le finiture (abbiamo una materioteca interna allo Studio, che viene costantemente aggiornata), ed è una ricerca che ci piace molto fare e che facciamo costantemente, un percorso “parallelo” dello Studio, sempre in evoluzione. Di sicuro l’aspetto della ricerca in questo senso è fondamentale, ed inoltre i materiali servono per dare ulteriore personalità e carattere agli ambienti: ci sono materiali che noi sentiamo più vicini, ma di volta in volta siamo pronti a sperimentarne di nuovi. Spesso ci piace lavorare con dei materiali che hanno già un disegno loro, come i marmi, o con texture e finiture che possono dare nuova vita a materiali “neutri”, come ad esempio il vetro.

Personalizzazione: quanto è importante per il progettista poter personalizzare materiali e oggetti e quali sono gli elementi più “facilmente” interpretabili?

Alberto Apostoli – Costruire un progetto è come scrivere un racconto cosparso di personaggi fantastici, ognuno contraddistinto da specifici caratteri. Ogni designer vorrebbe modellare personalmente tutti questi attori, per dare vita ad una storia unica e irripetibile e per rispondere in maniera inequivocabile al “tema” del progetto. Ovviamente, esigenze dettate dal budget e dai tempi di realizzazione non consentono al progettista-scrittore di definire tutti i personaggi e, talvolta, dobbiamo prenderli in prestito dalle storie immaginate dai nostri colleghi.

Simone Micheli – Ciascun progetto corrisponde alla filosofia dell’architetto che lo realizza, quindi rispondo a questa domanda in maniera del tutto personale ma non credo che vi sia una corretta linea da seguire valida per tutti. Sono solito curare con attenzione ogni dettaglio delle opere a cui do forma: dalla struttura alla luce, dalla forma dello spazio al visual design. Ritengo importante coinvolgere il fruitore a 360° gradi, creare per lui uno spazio che sia avvolgente e coinvolgente, che possa con abilità estraniarlo dalla vita quotidiana e guidarlo all’interno di un’ambiente di cui possa sentirsi il centro nevralgico, fuori dallo spazio-tempo tradizionale. Per questo ho necessità di definire spazi che siano “altri” attraverso l’utilizzo di forme, colori e materiali che siano fortemente caratterizzati e caratterizzanti. La personalizzazione dello spazio, il suo divenire unico e facilmente distinguibile, diviene quindi una conseguenza inevitabile del processo, un risultato a cui è l’analisi stessa che conduce. Il mio fare progettuale è proprio allo stesso modo la diretta consegua di questa visione.

Marco Piva: Interiors per Tonino Lamborghini

Marco Piva – Io non credo che ci sia un’esigenza di personalizzazione “fine a sé stessa”, è più un aspetto funzionale al progetto. Il tema di affrontare dei custom all’interno dei progetti è perché da una parte si ha la necessità di andare a disegnare degli elementi che ti servono per concludere e per enfatizzare al meglio il tuo progetto, e dall’altra perché rimangono delle carenze dal punto di vista del prodotto e del mercato, che vanno colmate. È un’esigenza per rispondere al progetto, non una voglia di personalizzare a tutti i costi.

Simone Micheli

Simone Micheli ha fondato l’omonimo Studio d’Architettura nel 1990 e nel 2003 la società di progettazione “Simone Micheli Architectural Hero” con sede a Firenze, Milano, Puntaldia, Dubai, Rabat e Busan. È curatore di mostre tematiche, “contract” e non solo, nell’ambito delle più importanti fiere internazionali di settore. Rappresenta nel 2007 l’interior design italiano partecipando al “XXX Congreso Colombiano de Arquitectura” a Baranquilla in Colombia e nel 2008 alla Conferenza Internazionale di Architettura per il contract ad Hannover in Germania. Firma nel 2008 la mostra “La Casa Italiana” nel Museo della Scultura “Mube” a San Paolo in Brasile; del 2009 sono le mostre presso il Museo “Franz Mayer” di Città del Messico e nel “Centro de las Artes” a Monterrey. I suoi lavori sono stati presentati nell’ambito delle più importanti rassegne espositive internazionali e ha tenuto conferenze e lectio magistralis presso università, istituti di cultura, enti e istituzioni di varie città del mondo. Molte sono le pubblicazioni su riviste italiane e internazionali e le interviste realizzate.

simonemicheli.com

Marco Piva

Marco Piva definisce il suo linguaggio emozionante, fluido e funzionale, firmando le proprie realizzazioni legate all’architettura, al product e all’interior design. Lo sforzo nella ricerca materica e tecnologica, il valore della differenziazione, l’innovazione progettuale sfociano nella fondazione dello Studio Marco Piva, la cui attività spazia dai grandi progetti architettonici alla progettazione d’interni, fino al disegno industriale. Viaggiatore prima ancora che progettista, studia e crea soluzioni progettuali intrise di libertà stilistica, gli oggetti si caricano di emozionalità e nuova simbologia, i colori contrastano ogni intellettualismo e rigidità. Lo Studio Marco Piva è attualmente impegnato nella realizzazione di complessi residenziali e prestigiose residenze private in Cina, Stati Uniti, India, Montecarlo, Italia e Albania, oltre che sulla progettazione di complementi di design per le più importanti aziende del settore. Ville prestigiose sono attualmente in costruzione a Beverly Hills, Los Angeles.

studiomarcopiva.com

Alberto Apostoli

Alberto Apostoli è ritenuto uno dei più importanti architetti, designer e trend setter in ambito “Wellness”, a livello internazionale. Ha sviluppato, inoltre, importanti esperienze in diversi settori progettuali e a diverse scale: hotel, negozi, uffici, residenze, prodotto, edifici multifunzione, urbanistica. Nato a Verona nel 1968, si diploma in elettronica industriale, laureandosi in architettura con indirizzo “Pianificazione Territoriale e Urbanistica”, a Venezia nel 1993, con una tesi in economia. Nel 1997 apre il proprio studio caratterizzato da una vocazione professionale poliedrica e multidisciplinare, naturale conseguenza del suo personale percorso. Gli interessi di Alberto Apostoli si estendono a vari ambiti professionali e mirano a ridefinire la figura dell’architetto verso obiettivi più olistici ed interdisciplinari. Sebbene gli aspetti creativi dominino tutta la propria attività professionale, questi sono visti come parte di una più ampia visione che il professionista e l’uomo contemporaneo devono possedere a partire da conoscenze filosofiche, storiche, economiche, imprenditoriali, sociologiche, religiose ed artistiche in genere.

albertoapostoli.com

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