I workshop di Allestire Decor Lab hanno offerto a progettisti e architetti la possibilità di conoscere meglio il digitale, creando spunti interessanti

In Allestire Decor Lab abbiamo organizzato alcuni workshop tematici rivolti a progettisti e decoratori di interni. Obiettivo mettere in contatto gli specialisti della decorazione e della personalizzazione con il mondo della progettazione e della creatività, e nel contempo fornire un’informazione/formazione di base sulle possibilità uniche che il digitale oggi è in grado di offrire.
I primi tre workshop hanno permesso di trattare gli argomenti pareti, pavimentazioni e arredi: una quindicina di aziende hanno illustrato potenzialità, possibilità e suggerito soluzioni a un pubblico di oltre 100 professionisti, che hanno animato le varie sessioni con domande e quesiti specifici.Sulla scorta di questo, abbiamo fatto alcune riflessioni, che possono essere un riferimento per tutti gli operatori del digitale che intendono approcciare il mondo della decorazione di interni.
Un aspetto importante, che è stato spesso al centro dei confronti durante le giornate di workshop, è che il progettista ha ancora difficoltà a comprendere a pieno come il digitale sia una risorsa e non un ripiego, avendo una conoscenza di queste tecniche e tecnologie molto parziale. Attraverso le domande e gli speech dei diversi relatori, abbiamo avuto quella reazione wow che volevamo ottenere: il digitale non stravolge i progetti e le scelte dei materiali e delle soluzioni architettoniche, ma offre un’ulteriore possibilità di personalizzazione, rende unico un ambiente, offre caratteristiche diverse a livello estetico senza alterare la percezione dello spazio per come viene immaginato. Avere la possibilità di andare a creare un decoro unico, o soltanto impreziosire un concept basato su materiali già di pregio, come nel caso del marmo, del legno o del Corian, è qualcosa che apre nuove prospettive progettuali. Facciamo un esempio. Se ho una pavimentazione o un rivestimento in legno, difficilmente il progettista pensa di alterarne l’aspetto: ho scelto il legno perché mi piace l’effetto materico, la naturalità del materiale, la sua estetica. Perché cambiarlo o snaturarlo? Ma se la personalizzazione mi permette di aggiungere qualcosa, senza alterare queste caratteristiche, ecco che si accende la lampadina, e si aprono nuovi scenari. In questo senso non parliamo di offrire prodotti personalizzati alternativi a quelli standard, come ad esempio una carta da parati, che alla fine rimane lo stesso prodotto sia che venga scelta su un catalogo o stampata con un disegno originale, ma di andare a creare qualcosa che prima non era possibile, se non con grandi quantitativi e con costi molto superiori. Se voglio decorare un rivestimento in marmo, o un vetro, ho a disposizione diverse possibilità, ma solo il digitale permette di intervenire direttamente sul materiale senza alterarne la qualità estetica. Non parliamo di riprodurre gli effetti del marmo, ma di personalizzare prodotti che hanno già una valenza propria (in effetti perché riprodurre un marmo o un legno se non piacessero), e questo è un aspetto che al progettista piace molto.
Secondo aspetto, in antitesi a quello che dicevamo prima. Il digitale permette di avere una soluzione efficace per diverse situazioni ed esigenze. La sua capacità di riprodurre ogni tipologia di immagine, permette anche di replicare materiali nobili e costosi sfruttando magari delle basi più economiche. Torniamo all’esempio del parquet. Mi piace l’effetto legno, ma non voglio utilizzare una vera essenza legnosa (magari perché si tratta di una installazione temporanea), posso utilizzare un pannello in mdf, in truciolare, e stampare il legno e il suo effetto tattile (quindi con tanto di irregolarità e venature), in modo più economico, senza magari problematiche di posa, potendolo anche rimuovere facilmente e riutilizzare altrove. Il senso è che ogni richiesta trova nel digitale la risposta adeguata.
Terzo aspetto: perché personalizzare? Domanda retorica, naturalmente, visto che la personalizzazione oggi è il “nuovo lusso”, quell’elemento che ci differenzia dagli altri, che ci permette di distinguerci, di essere unici. Tutti comprima gli stessi smartphone, ma poi scegliamo una cover diversa dagli altri, magari con un’immagine che mi rappresenta, o per sottolineare che sembra uguale, ma non lo è. Questo aspetto apparentemente banale, più sociale e fashion che concreto, in realtà è fondamentale anche nella decorazione di interni. Non tanto perché è l’architetto a chiederlo, a sceglierlo, ma perché è il suo cliente che lo vuole, e poterlo accontentare in modo molto personale diventa una risorsa in più.
E non stiamo parlando di decorare negozi e centri commerciali, ma anche in ambito privato. Un esempio, emerso durante i workshop. La cliente ha comprato una cucina, prendendo la più economica possibile (costo sotto i mille euro). Poi ha commissionato una parete decorata, con un decoro originale e un trattamento adatto a resistere a olio, vapore e calore. La parete è costata più della cucina. Un controsenso? NO, perché con quella parete ha potuto creare un ambiente completamente diverso da quelli di amici e vicini, senza dover fare scelte costose in termini di arredi, ma semplicemente creando una quinta scenografica di forte impatto visivo, ma nel contempo funzionale al tipo di locale a cui era destinata. Il punto è questo: basta un elemento, fortemente personalizzato, per cambiare completamente l’immagine di un ambiente, senza quindi dover stravolgere i propri gusti e le proprie abitudini, e alla fine con un piccolo investimento supplementare. Ragionamento valido anche in caso di riqualificazione o di ristrutturazione: non devo per forza cambiare tutto, ma pochi oggetti o superfici mi permettono di dare una nuova immagine e quindi avere un ambiente nuovo che esprime anche il mio gusto, la mia personalità.

Gc/ki6

decorlab.it

 

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